Il partito popolare politico fu fondato nel 1919 da Don Luigi Sturzo ed altri uomini politici, con un programma cristiano sociale definito dai congressi di Bologna (1919) e Napoli (1920), basato sulla riforma della istruzione, la riforma agraria e la lotta all'accentramento statale mediante l'attuazione del decentramento regionale. Dopo essersi opposto al ritorno al potere di Giolitti (1922), il partito popolare non volle assumersi la responsabilità di governo insieme a Turati e a G. Amendola, mentre alcuni suoi esponenti parteciparono al primo ministero di Mussolini. Tuttavia, nell'aprile 1923, il partito popolare passò all'opposizione e, dopo l'uccisione di G. Matteqtti e di Don Minzoni ed il progressivo affermarsi del carattere autoritario del governo fascista, i suoi parlamentari parteciparono alla cosidetta « secessione dell'Aventino » (1924). L'anno successivo, lo scioglimento della Camera disperdeva gli uomini dei partiti dell'opposizione ed anche il partito popolare
fu sciolto. Tra gli uomini più rappresentativi del partito, si ricordano A. De Gasperi, F. Meda, G. Gronchi, G. Rodino. Nel 1942 esponenti del vecchio partito davano vita alla Democrazia Cristiana.
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